L’edizione 2024 del rapporto “State of the Global Climate” della World Metereological Organization (WMO) offre una visione completa ed estremamente dettagliata delle tendenze climatiche osservate negli ultimi anni. Il documento – che copre indicatori fondamentali come la concentrazione dei gas serra, le temperature globali, il riscaldamento degli oceani, l’innalzamento del livello del mare e molti altri – rappresenta una risorsa fondamentale per comprendere le sfide che il pianeta deve affrontare.
La divulgazione di dati e analisi, aggiornati e basati su metodologie scientifiche rigorose, è cruciale per informare governi, istituzioni, imprese e cittadini sulle trasformazioni in atto.
Il rapporto lancia un “campanello d’allarme”: il riscaldamento medio globale dello scorso anno ha raggiunto 1,55 °C ± 0,13 °C rispetto al periodo preindustriale (1850–1900), battendo il record del 2023. Essendo un solo anno, tale superamento della soglia di aumento – fissata a 1,5°C – non implica necessariamente l’aver scavalcato i limiti imposti dagli accordi di Parigi.
Di seguito analizziamo quali sono state le tendenze globali del clima nel 2024 evidenziate dal report.
Emissioni di gas serra
Il documento inizia analizzando le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera.
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Anidride Carbonica (CO₂): Nel 2023 (l’anno più recente per cui sono disponibili i dati) la concentrazione media globale ha raggiunto 420,0 ppm (parti per milione), superando il precedente record e rappresentando il 151% dei livelli preindustriali. Questo incremento, insieme alla crescita annuale registrata nel corso del 2023 (2,8 ppm), sottolinea come le emissioni antropiche (combustione di combustibili fossili, produzione di cemento e deforestazione) siano tra i principali motori del cambiamento climatico.
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Metano (CH₄) e Ossido di Azoto (N₂O): Anche questi due gas hanno registrato livelli record, con CH₄ che ha raggiunto 1.934 ppb (parti per miliardo) e N₂O 336,9 ppb, rispettivamente il 265% e il 125% dei livelli preindustriali.
Durante il periodo 2014-2023, il 48% delle emissioni umane è rimasto nell’atmosfera evidenziando come questo valore sia destinato a crescere in assenza di interventi decisivi, mettendo a rischio la capacità degli ecosistemi naturali di assorbire CO₂.
Temperature globali: record e nuove prospettive
Il rapporto prosegue analizzando la temperatura globale:
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Riscaldamento a livello globale: Il 2024 si è confermato l’anno più caldo nei 175 anni in cui sono stati rilevati i dati. Questi mostrano un’anomalia di 1,55 °C ± 0.13 °C rispetto al periodo preindustriale. Il precedente anno più caldo era il 2023 e, anche se non in ordine crescente, i 10 anni dal 2015 al 2024 sono i più caldi mai registrati. Il grafico che segue mostra chiaramente la tendenza in crescita vertiginosa negli ultimi anni, a prescindere dal set di dati considerati.
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Effetti di El Niño: Un forte evento El Niño, che ha raggiunto il picco nei primi mesi del 2024, ha contribuito ad aumentare ulteriormente le temperature e le anomalie del clima. Ogni mese tra giugno 2023 e dicembre 2024 ha registrato temperature medie superiori a quelle storiche, confermando l’interazione tra fenomeni naturali e il trend a lungo termine del riscaldamento.
Riscaldamento degli oceani: un magazzino di energia in eccesso
I dati sul contenuto di calore degli oceani rivelano che:
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Record di contenuto di calore: Il 2024 ha visto il raggiungimento di un nuovo record di contenuto termico, superando il record del 2023 di 16 ± 8 ZJ. Ogni anno negli ultimi otto anni è stato un anno da record
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Aumento accelerato: Negli ultimi due decenni (2005–2024) il riscaldamento degli oceani si è verificato a un ritmo più che doppio rispetto al periodo precedente (1960–2005).
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Conseguenze ambientali: Il riscaldamento degli oceani non solo destabilizza gli ecosistemi marini, contribuendo alla perdita di biodiversità e alla riduzione della capacità di assorbimento della CO₂, ma è anche responsabile dell’innalzamento del livello del mare.
Il rapporto ribadisce come, mentre circa il 90% dell’energia in eccesso viene assorbita dagli oceani, le conseguenze di tale fenomeno sono irreversibili su scale temporali centenarie, anche in situazioni di emissioni ridotte.
Innalzamento del livello del mare: un trend in accelerazione
La sezione dedicata al livello del mare mette in luce alcuni aspetti fondamentali:
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Dati satellitari e record: Dal 1993, il monitoraggio satellitare ha registrato un aumento continuo del livello medio del mare, che è raddoppiato dal periodo 1993–2002 al periodo 2015–2024, attestandosi a 4,7 mm/anno.
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Variabilità e fenomeni naturali: Il fenomeno El Niño–La Niña gioca un ruolo chiave nelle fluttuazioni annuali del livello del mare, dato che le condizioni di El Niño tendono ad aumentare temporaneamente il livello mentre La Niña lo abbassa.
Questo trend di innalzamento, combinato con eventi estremi, porta a rischi crescenti per le comunità costiere, con impatti diretti su infrastrutture, ecosistemi e sicurezza alimentare. Il grafico seguente esprime chiaramente la tendenza degli ultimi anni.
Acidificazione degli oceani
Il documento analizza anche l’acidificazione degli oceani, un fenomeno conseguente all’assorbimento di una parte significativa di CO₂:
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Tasso di Diminuzione del pH: Dal 1985 al 2023, il pH medio della superficie oceanica è diminuito a un tasso di –0,017 ± 0,001 unità per decennio, segnalando un continuo processo di acidificazione.
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Disparità Regionali: Non tutti gli oceani si acidificano allo stesso ritmo: l’Oceano Indiano, l’Oceano Antartico, e alcune aree del Pacifico ed Atlantico mostrano variazioni più accentuate.
L’acidificazione ha effetti devastanti sugli organismi marini, in particolare quelli che costruiscono scheletri e gusci (come coralli, cozze e barnaci), con ripercussioni sull’intera catena alimentare marina e sulle attività di pesca e acquacoltura.
Bilancio di massa dei ghiacciai: indicatori del cambiamento del clima nel 2024
I dati relativi al bilancio di massa dei ghiacciai rappresentano un indicatore critico dei cambiamenti climatici:
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Bilanci negativi record: Il periodo 2021/2022–2023/2024 ha registrato il bilancio di massa più negativo degli ultimi 70 anni, con la maggior parte dei ghiacciai che continua a perdere massa in maniera accelerata.
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Zone critiche: Particolarmente preoccupanti sono i dati relativi a regioni come la Scandinavia (Norvegia, Svezia, Svalbard) e le Ande tropicali, dove il ritiro dei ghiacciai è particolarmente marcato.
Questa accelerazione nella perdita di massa glaciale contribuisce significativamente all’innalzamento del livello del mare e comporta rischi per le risorse idriche locali.
Copertura del ghiaccio marino
Il rapporto dedica un’intera sezione alla variazione della copertura del ghiaccio nelle regioni polari:
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Artico: Nel 2024 la minima estensione giornaliera del ghiaccio artico è stata la settima più bassa nella serie satellitare. La tendenza decrescente, di circa il 14% per decennio rispetto alla media del 1991–2020, evidenzia la vulnerabilità di quest’area. I 18 valori più bassi registrati si sono verificati negli ultimi 18 anni.
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Antartico: Anche in Antartide si osservano estensioni minime e massime al di sotto della media, con il minimo che ha toccato livelli storicamente bassi per il terzo anno consecutivo.
La riduzione della copertura del ghiaccio marino comporta effetti a catena sul clima globale, influenzando la circolazione oceanica, la riflettività della superficie (albedo) e la stabilità degli ecosistemi polari.
Il Fenomeno ENSO: il clima del 2024 tra La Niña ed El Niño
Uno dei driver climatici più influenti è rappresentato dall’El Niño–Southern Oscillation (ENSO):
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Transizione di fase: Dopo tre anni consecutivi di La Niña, nel 2023 è emerso un forte evento El Niño che ha raggiunto il picco tra novembre 2023 e gennaio 2024, per poi attenuarsi nel corso del 2024.
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Implicazioni regionali e globali: L’El Niño ha contribuito ad aumentare le temperature globali e a modificare i pattern di precipitazioni, provocando siccità in alcune regioni (come il Nord Africa e parti del Sud America) e piogge intense in altre.
Queste oscillazioni, pur essendo fenomeni naturali, interagiscono con il riscaldamento globale, accentuando gli effetti estremi e creando sfide per la gestione dei disastri naturali.
Modelli di temperatura e precipitazione: una mappa delle anomalie del clima nel 2024
Il rapporto presenta mappe e analisi dettagliate delle anomalie di temperatura e delle variazioni di precipitazione:
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Distribuzione termica: Nel corso del 2024 la maggior parte delle aree terrestri ha registrato temperature superiori alla media del periodo 1991–2020. Sono stati osservati record di calore in vaste aree tropicali e subtropicali, mentre alcune zone, come l’Islanda e parti dell’Antartide, hanno riportato temperature inferiori alla media.
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Precipitazioni anomale: Il 2024 ha mostrato un quadro diversificato: zone come il Sud Africa, alcune aree del Nord Africa, e parti del Sud America hanno subito una carenza di precipitazioni, mentre altre regioni, inclusa l’Europa centrale e alcune aree asiatiche, hanno registrato piogge superiori alla media.
Questi pattern evidenziano come il clima globale stia diventando sempre più “disordinato”, con eventi estremi che si alternano a periodi di siccità.
Eventi ad alto impatto: disastri e conseguenze sociali del clima nel 2024
Uno degli aspetti più toccanti del rapporto riguarda gli eventi meteorologici estremi e i loro impatti:
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Dislocamenti e impatti umanitari: Il 2024 ha registrato il maggior numero di nuovi spostamenti di popolazione dal 2008, dovuti a eventi estremi che hanno colpito infrastrutture, abitazioni e risorse naturali.
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Eventi specifici: Tra gli eventi più significativi si ricordano:
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Cicloni tropicali e uragani: Il tifone Yagi nel Sud-est asiatico, gli uragani Helene e Milton negli Stati Uniti e il ciclone Chido nell’Oceano Indiano, che hanno provocato ingenti danni e centinaia di vittime.
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Alluvioni e inondazioni: In diverse regioni – dal Medio Oriente all’Africa subsahariana, passando per l’Europa – forti precipitazioni hanno causato inondazioni, danni agricoli e perdite economiche ingenti.
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Siccità e ondate di caldo: In contrasto, la siccità in regioni come il Sahel e parti dell’Africa australe ha messo in evidenza le conseguenze di una riduzione delle precipitazioni, aggravando crisi alimentari e idriche.
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Incendi e ondate di calore: In Nord America, Canada, America Latina e anche in alcune aree dell’Europa, le ondate di calore e gli incendi hanno rappresentato una minaccia costante, con ripercussioni economiche e sanitarie.
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Questi eventi estremi, acuiti da una combinazione di forzanti antropiche e naturali, sottolineano l’urgenza di investire in sistemi di allerta precoce e in infrastrutture resilienti.
Monitoraggio della temperatura globale per l’Accordo di Parigi
Un’area di grande interesse è il monitoraggio continuo del riscaldamento globale in relazione agli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi:
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Metodologie innovative: Per valutare se il riscaldamento medio globale abbia superato la soglia di 1,5 °C rispetto al periodo preindustriale, vengono utilizzate tre metodologie complementari. Queste includono l’analisi di serie storiche, proiezioni basate su modelli climatici e una stima dell’impatto delle forzanti umane.
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Risultati e incertezze: I metodi convergono su stime che, pur rimanendo inferiori al limite di 1,5 °C, non escludono l’eventualità che questo valore sia già stato superato in media, considerando l’incertezza statistica.
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Sfida politica e scientifica: La necessità di definire e monitorare in maniera precisa le soglie di riscaldamento è evidenziata come una priorità per tradurre il progresso scientifico in azioni politiche concrete.
Prospettive future
Il rapporto sul clima del 2024 fornisce una panoramica preoccupante ma essenziale: il pianeta sta attraversando una fase di riscaldamento accelerato e di cambiamenti ambientali senza precedenti.
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Urgente necessità di intervento: Ogni frazione di grado in più di riscaldamento comporta rischi maggiori, con effetti in cascata che interessano biodiversità, sicurezza alimentare, salute umana e stabilità economica.
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Sistemi di allerta e resilienza: L’investimento nelle infrastrutture di monitoraggio, nelle tecnologie di previsione e nei sistemi di allerta precoce diventa imprescindibile per mitigare l’impatto degli eventi estremi.
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Ruolo delle politiche ambientali: La traduzione delle evidenze scientifiche in politiche globali efficaci è il nodo cruciale per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, nel rispetto degli impegni internazionali come quelli previsti dall’Accordo di Parigi.
Brochesia per la collaborazione sostenibile
L’analisi approfondita offerta dalla WMO nel rapporto sul clima del 2024 ci ricorda che il cambiamento climatico è un fenomeno complesso, determinato da una molteplicità di forzanti sia naturali sia antropiche. Ogni paragrafo del documento non solo presenta dati e trend, ma invita anche a riflettere sull’urgenza di un’azione coordinata a livello globale.
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